Gli oggetti raccolti e restaurati hanno trovato sistemazione in quattro sale espositive, nelle quali sono stati creati angoli rappresentativi della vita dedita al lavoro ed alla famiglia degli abitanti di Gavignano (Provincia di Campagna) ma anche dei paesi limitrofi.
Gli elementi che si è ritenuto di dover individuare come connotativi della quotidianità sono l’aratro, quale uno degli arnesi indispensabili alla sopravvivenza, l’orologio della chiesa per scandire il suono della campana, come simboli essenziali per determinare il trascorrere del giorno: il tempo del lavoro, il tempo del riposo, il tempo della preghiera, il tempo del divertimento, delle ricorrenze, delle stagioni, degli anni e… della morte.
Il primo grande salone, una volta le prigioni del Palazzo baronale, si presenta suddiviso in cinque angoli: il lavoro nei campi, l’allevamento, il lavoro nella vigna e nell’oliveto, il fuoco indispensabile sia per le attività lavorative che per il focolare domestico.
Nella seconda sala si è cercato di ricostruire un piccolo ambiente domestico pieno di ricordi, devozione, di oggetti tramandati in dote di madre in figlia. Immedesimandosi in quest’atmosfera volutamente poco luminosa per lasciare spazio all’immaginazione, alla rievocazione, una riflessione viene sicuramente spontanea: “la vita doveva essere veramente molto dura e faticosa, priva delle nostre comodità, ma sicuramente più ricca di solidi legami affettivi che univano parenti, amici e conoscenti, accomunati dalle stesse difficoltà che, insieme era più facile affrontare”.
Nella terza sala sono raccolti arnesi dei diversi mestieri in uso in quel tempo: fabbro, ciabattino, boscaiolo, commerciante di granaglie, sarta, barbiere…
L’ultima sala è dedicata al divertimento, ossia al suono e la musica legata soprattutto alle ricorrenze religiose, ma anche momento di convivialità e leggerezza; da qui l’antica tradizione bandistica ed il coro polifonico.
L’intento di coloro che si sono impegnati nel realizzare questo Museo non è stato tanto quello di creare un’esposizione di oggetti più o meno antichi da osservare, bensì di suscitare l’emozione di sentire che quel modo di vivere è ancora vicino a noi. Sono le nostre radici da curare, coltivare, tenere vive e tramandare (non dimentichiamo quanto al bambino piace ascoltare i racconti dei nonni e quanto fa bene ad entrambi!). Su questa via ci siamo appena incamminati attivando anche dei laboratori didattici per gli alunni delle scuole che vengono a visitarci, ma molto altro si può e si deve fare.
Sperando di aver suscitato curiosità, siete attesi nel nostro Museo!